Intervista a Fabrizio Denaro, regista del docufilm ‘Il leone e la farfalla’ Il regista genovese ci racconta il film dedicato alla campionessa mondiale di pattinaggio Paola Fraschini

Un ringraziamento  speciale a Cristina Locuratolo per questo articolo su TAXIDRIVERS

Intera intervista Al link:

https://www.taxidrivers.it/332362/interviews/intervista-a-fabrizio-denaro-regista-del-docufilm-il-leone-e-la-farfalla.html

Estratto:

Come nasce l’idea di un docufilm su Paola Fraschini?

L’idea di questo film è arrivata direttamente da Paola; è stata lei a venire da me, mi ha cercato e mi ha portato il suo libro che ho trovato molto interessante. Aveva una storia da raccontare. Ho capito che questa storia poteva essere anche motivazionale e ho deciso di provare.

Tradurre in immagini un testo scritto è sempre un’operazione delicata. Come hai lavorato alla sceneggiatura? Ti sei confrontato con Paola?

Allora, direi proprio di sì. Inizialmente siamo partiti proprio a lavorare fianco a fianco. Ho letto il libro, credo di averlo consumato. L’ho letto tre, quattro volte e, insieme a lei, abbiamo trovato i punti cardine che potessero spiegare nel miglior modo possibile la storia a chi la andasse a vedere. Perché, appunto, un libro è sempre diverso da un film. Bisogna un po’ asciugare e romanzare tutto. Non è stato troppo difficile perché il libro in sé sembra una fiaba, una storia fantastica e, quindi, è stato abbastanza facile trovare le immagini giuste per spiegare quello che lei vuole dire.

Il film si muove su questa doppia metafora del leone e della farfalla, due animali agli antipodi che simboleggiano rispettivamente la forza d’animo e la metamorfosi della protagonista. Ci sveli qualcosa su questi due aspetti di Paola?

Sarei stato felice se a questa domanda avesse risposto Paola perché la sente molto personale. Il leone rappresenta, appunto, quella forza di volontà. Significativo l’aneddoto che racconta la madre che da piccola le chiedeva «Paola, come fa il leone» e lei, a sei anni, rispondeva con un ruggito. Questa cosa è stata la sua caratteristica nella carriera atletica. Il discorso della farfalla e quindi la sua metamorfosi è arrivata dal suo sogno di portare il pattinaggio anche fuori dalle piste. Il suo scopo era quello di far conoscere uno sport minore come il pattinaggio, a rotelle poiché non è uno sport olimpico e quindi non è così noto. La sua metamorfosi è cominciata quando lei, dalle piste di pattinaggio diventa un’artista del Cirque du Soleil.

Il leone e la farfalla si avvale di immagini d’archivio e testimonianze dirette di famigliari, colleghi e amici di Paola, ma anche delle voci di altre atlete che hanno gareggiato con lei e di esperti che l’hanno aiutata nel suo percorso professionale e umano. Come ti sei mosso nel lavoro di ricerca?

Anche in questo caso mi sono basato molto sul libro e sui personaggi che intervenivano nel libro. Con Paola abbiamo ricercato le persone giuste che potessero raccontare la storia nel miglior modo possibile. Quindi ex campionesse mondiali avversarie, il suo mental coach, la dottoressa. Tutte queste persone sono state estremamente disponibili anche perché Paola ha una bellezza interiore rara. Sono stati tutti felici di partecipare e molto naturali, spontanei. Si è trattato solo di riprendere le interviste per combinarle e creare poi una struttura che raccontasse una storia che non annoiasse e che avesse un filo narrativo.

Il film racconta una storia tutta italiana, mostrandoci dei suggestivi squarci della Liguria, terra della protagonista. Ci dici qualcosa a proposito delle locations del film?

La storia è tutta italiana, soprattutto agli inizi della carriera di Paola. Le location sono state la sua primissima pista di pattinaggio, il suo elemento naturale. Poi ci siamo spostati a Trieste, dove abbiamo conosciuto anche un’altra campionessa mondiale e lì le strutture erano già più all’avanguardia. Poi ci siamo spostati per raccontare i mondiali e il Cirque du Soleil. Genova è la sua città natale ed è lì che abbiamo raccontato la sua infanzia, cercando di raccogliere gli scorci migliori e anche più caratteristici della sua storia.

In questo momento storico in cui la donna sta cercando di ritagliarsi sempre più uno spazio nel mondo, rivendicando i suoi diritti, abbiamo decisamente bisogno di conoscere, leggere, vedere storie come quelle di Paola affinché anche le giovani donne possano ispirarsi a modelli femminili positivi. Cosa ne pensi?

Sono molto contento che il messaggio di Paola arrivi in questo momento storico, non solo a molti giovani donne ma anche agli atleti e agli artisti che incontrano, all’inizio delle loro carriere, le difficoltà comuni, come quelle che ha incontrato lei. Quello è il messaggio: come le ha affrontate lei, posso farlo anche loro».

Il sogno è un altro elemento cardine del film. Credere nei propri sogni è il primo passo verso la loro realizzazione. Oltre alla dedizione e al lavoro fisico dell’atleta, hai voluto mettere in luce la sua forza mentale.

Nel momento in cui lei entra in questo mondo, conosce persone come Max Gentile, inizia a credere alle sue parole, a visualizzarle. Pochi giorni prima del mondiale, Paola non riusciva più ad allenarsi, quindi si è affidata totalmente a questo allenamento mentale. Quando non hai più nulla da perdere, ti aggrappi a questa speranza e la trasformi i realtà. Infatti, attualmente, Paola è una mental coach. Ci sono tantissime storie che hanno dimostrato l’efficacia dell’allenamento mentale.

La forza di Paola è stata quella di credere fermamente nel proprio sogno, di non arrendersi, anche quando questo sembra difficile o impossibile da realizzare. Lì fai la differenza, se tu continui a crederci, alla fine lo raggiungi il sogno e anche se non dovessi raggiungerlo, tutto il percorso ha comunque migliorato te stessa. Questo è il punto di forza di Paola.

Le Cirque du Soleil, per cui l’atleta oggi lavora, aggiunge una dimensione magica al docufilm. Lo spettacolo diventa un’esperienza immersiva per gli artisti e per gli spettatori. Cosa puoi dirci a proposito?

Le Cirque du Soleil è veramente un mondo magico e fa entrare la storia all’interno di una fiaba per le luci, i colori, i personaggi. Ci siamo avvalsi di immagini di repertorio e i suoi ex colleghi sono stati molto gentili. Le Cirque è come una grande famiglia.

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